Sul Piave, i comandi italiani predisposero una difesa “elastica” basata su di un sistema di linee ordinate per una profondità di 15 km legate tra loro da posizioni fortificate definite caposaldi. Se il nemico rompeva una linea, ne trovava subito un’altra, mentre il caposaldo destinato a resistere costituiva una pericolosa spina profonda. A Fossalta, oltre al caposaldo Ronche, erano predisposto il caposaldo dell’Osteria e Capo d’Argine.
Il 15 giugno 1918 I’Impero Austro-Ungarico sferra l’ultimo attacco sul fronte italiano. Su barche e ponti l’esercito passa il fiume e si attesta profondamente tra le linee italiane. L’attacco è appoggiato da un potente fuoco d’artiglieria, cui gli italiani rispondono con grande precisione. Anni di guerra avevano trasformato i combattimenti. Alla fine, gli eserciti avevano organizzato piccoli gruppi, addestrati nel combattimento corpo a corpo
Da un lato gli austro ungarici, convinti di compiere l’attacco risolutivo e dall’altra gli italiani, decisi a difendersi in una situazione di cui avevano compreso tutta la gravità. II sacrificio fu compiuto fino allo stremo da entrambe le parti. Le siepi di reticolato divennero inefficaci per un fronte che non aveva più una linea definita, ma le cui posizioni erano diffuse e compenetrate.